Commento al Vangelo di don Battista Borsato

I° DOMENICA di QUARESIMA

Scendere

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra . All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”.

Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

(Lc 9,28b-36)

Tante potrebbero essere le riflessioni suscitate da questo episodio della trasfigurazione. Qual è il suo messaggio centrale? Non si vuole negare una certa sua storicità, ma non possiamo non intravvedere che l’evangelista abbia voluto trasmettere dei messaggi. Il primo è il legame con Mosè e i profeti, in quanto Gesù è colui che continua la storia del popolo ebraico (Mosè) e si aggancia ai messaggi dei profeti (Elia). Il secondo è che Gesù non può essere considerato eretico o deviante, perché egli è nella linea di Mosè e di Elia. Caso mai sono le tradizioni degli Scribi e Farisei che si sono distanziate e sono fuorvianti.

Fatta questa premessa, vorrei soffermarmi su due espressioni: “Gesù salì sul monte a pregare” e “Gesù scende mentre Pietro vorrebbe fermarsi”.

  • Gesù salì sul monte a pregare. Qual è il significato di “monte” nella Bibbia? Nella Bibbia vi sono molti episodi e fatti che richiamano il salire sul monte. Famoso è il monte Sinai, dove Mosè sale per ricevere le tavole della legge, dove pure sale il profeta Elia alla ricerca del “volto” di Dio. Conosciuto è anche il monte Tabor dove Gesù, con alcuni discepoli, sale per verificarsi e incontrarsi con il Padre. Il salire sul monte indica, più che un movimento fisico, un movimento spirituale: si vuole uscire dal quotidiano e dalle distraenti occupazioni per cogliere il senso profondo degli eventi. Quando Mosè sale sul monte Sinai e vi rimane per quaranta giorni è per conoscere quali vie prendere, quali regole dare al suo popolo perché diventi popolo in cui crescano la libertà, ma anche la solidarietà.

Mosè dopo aver parlato con Dio si trasforma e “la pelle del suo viso era raggiante tanto che si pose un velo sul viso” (Es. 34,29-35). L’incontro con Dio è illuminante. Non si può non notare la consonanza con la trasfigurazione di Gesù.

Pure Gesù “sale sul Tabor” per verificare i suoi pensieri, le sue azioni, e discernere se essi siano in linea con la volontà del Padre.

Il salire indica l’atteggiamento di riflessione, di ricerca, di interiorità che consente il decifrare, l’individuare la strada giusta e acquisire uno sguardo lungo. Il “monte”, quindi, nella Bibbia è il simbolo dell’uomo che si distacca dalla quotidianità o dal convulso operare per vivere momenti di ricentrazione e di verifica. È una sosta per trovare o per correggere il senso di ciò che si fa: si sale per lasciarsi illuminare anche dal confronto con il Padre.

Pietro disse: “Signore è bello per noi stare qui”. Pietro vorrebbe fermarsi mentre Gesù, da tutto il contesto, scenderà dal monte.

  • Qual è il significato di “scendere”? E’ sorprendente il fatto che l’uomo desideri “salire”, mentre Dio spinge l’uomo a “scendere”.“Il Signore disse a Mosè: Va, scendi…” (Es. 19,24). Anche Gesù di fronte alla proposta di Pietro di rimanere sul monte, “discende” decisamente con i suoi discepoli. Il verbo “scendere” è pure simbolico. Sottolinea l’atteggiamento dell’entrare, dell’immergersi, dell’assumere, del condividere la realtà, il mondo. Quasi verrebbe da pensare che Dio sia appassionato della realtà umana e del mondo, più che del “religioso”. L’uomo sente vigorosamente la tendenza a “salire” più che a “scendere”. Questa tendenza è positiva se – come si accennava prima – esprime la voglia di chiarirsi o chiarire il senso del proprio agire, ma potrebbe essere negativa se dovesse esprimere l’atteggiamento di sfiducia nei riguardi del mondo e indicasse così la fuga o l’evasione.

Forse, come cristiani, dovremmo maggiormente riscoprire, nella lettura della Parola, lo spessore e l’importanza dello “scendere”.

Lo scendere viene prima del salire.

I pensieri, le intuizioni, non nascono in maniera autonoma (salendo sul monte), sorgono sotto la spinta dei problemi e delle speranze racchiusi nella storia. Anche la profezia nasce in questo modo. Il profeta è una persona che vive pienamente le sofferenze, le ingiustizie, gli interrogativi del popolo, e vivendoli cordialmente ne scopre le cause e ne prospetta le soluzioni. Anche Gesù costruisce il suo progetto ascoltando la realtà.

Oggi si dice che il mondo, la vita politica, hanno bisogno di fantasia. Questa fantasia non scaturisce tanto dall’intelligenza, ma dalla solidarietà e dall’amore. Soltanto chi “ama” l’umanità e vive la solidarietà potrà essere abitato da nuove intuizioni capaci di creare una svolta nella società.

Due piccoli impegni:

– Trovare spazi e tempi di silenzio.

– Immedesimarsi con i problemi, dal di dentro di essi nasce la luce.