Commento al Vangelo di Don Battista Borsato

I° DOMENICA di QUARESIMA

Non voler emergere!

In quel tempo Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”. Gesù rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: “Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.

Gesù gli rispose: “E’ stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

(Lc 4,1-13).

Nel riflettere su questo episodio delle tentazioni vorrei anzitutto sottolineare che sono state vere tentazioni per Gesù. Gesù come uomo possedeva, come tutti gli uomini, l’anelito a emergere, a essere qualcuno; aveva il desiderio di vivere una vita agiata, comoda, segnata dal benessere. C’era in lui l’aspirazione ad essere ammirato, stimato, cercato. Sono le spinte di ciascun uomo: quella dell’avere, dell’emergere, del riuscire. Anche Gesù come uomo le possedeva e sicuramente ne era attratto. Ma queste aspirazioni erano costruttive? Erano in linea con il pensiero di Dio? E, soprattutto, esprimevano le strade per realizzarsi come persone? Sono domande che Gesù si è posto e allora va nel deserto, cioè in un luogo solitario, lontano dal frastuono, per darsi una risposta, per trovare la strada giusta, per diventare persona libera e per dare un contributo alla crescita degli altri, dell’umanità. Il deserto richiama pure il cammino del popolo ebraico, che dopo la liberazione dall’Egitto apprende il come essere popolo e popolo libero.

Sono tre le tentazioni dell’uomo di sempre e sono quelle che possono demolire la fede o meglio compromettere la libertà l’uomo.

  • Non di solo pane vive l’uomo” (Lc 4,4). Prima tentazione: quella del pane o economica. Indubbiamente il pane è necessario per vivere. Gesù moltiplicherà il pane per sfamare la gente. La ricerca del pane è un atto di responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Anche il benessere non va visto negativamente. Nel benessere le persone possono avere l’opportunità di sviluppare la propria intelligenza con letture, viaggi, esperienze. Possono vivere serenamente relazioni di affetto, di amicizia, sia in famiglia che fuori. Nel benessere può fiorire una vita spirituale più autentica nella quale Dio viene amato per se stesso e non è un andare a lui per avere. La disponibilità economica può consentire di partecipare ad esperienze spirituali presso monasteri o compiere viaggi religiosi e formativi. I beni materiali non sono negativi. Negativo è porre il benessere come fine, come idolo a cui vendersi e non considerarlo un mezzo per conseguire scopi culturali, affettivi, religiosi. Ecco il significato di: “Non di solo pane vive l’uomo”. Siamo fatti per cose più grandi, il pane è buono, è nel “Padre nostro”, è indispensabile, ma più importanti sono le altre cose: gli affetti, le relazioni, le persone. Non ridurre i sogni a denaro o a cose. Il pane dà vita, ma più vita viene dalla bocca di Dio. Dalla bocca di Dio nasce la sapienza che è luce sul nostro cammino, che dà sapore al nostro esistere. Allora si può dire che la prima tentazione da superare è: non chiudersi nella sola ricerca del pane materiale, nella soddisfazione economica dell’avere, ma riscoprire i valori spirituali dell’affetto, dell’amicizia, della cultura, della fede. L’uomo, oltre che corpo è anima, è sentimento e se non scopre e vive questo, sarà sempre inquieto e insoddisfatto .
  • Ti darò tutto il potere…..se ti prostrerai” (Lc 4,6). Il potere può essere inteso in due sensi: il voler comandare e l’allearsi con chi ha il potere politico ed economico. La tentazione del voler dominare e comandare è quella già descritta nel libro della Genesi (Gn. 3,5), dove si evidenzia che l’uomo voleva essere come Dio, essere dominatore. Il voler primeggiare sugli altri, il volerli assoggettare, o peggio, servirsi degli altri per emergere, è una tendenza insita nell’animo umano. L’uomo nasce con questa inclinazione. Se diamo spazio a questa tendenza non soltanto creiamo rotture, odi, guerre, ma non saremo mai felici. La felicità consiste nelle relazioni umane, affettive, che non possono vivere e crescere quando c’è la voglia di dominare o di competere. Gesù sembra dirci: se vuoi essere persona, se vuoi essere felice, sradica questa erba velenosa del voler comandare o del voler essere superiore, perché questo non consente lo sviluppo dell’affettività, dell’amore senza il quale l’uomo non si definisce e non si ritrova! Ma il potere può avere anche un altro significato: quello di allearsi con il potere politico o economico per avere dei vantaggi. Anche la chiesa, nella sua storia, è stata attratta o affascinata da alleanze con il potere politico e con quello economico, magari con lo scopo di avere più mezzi o più possibilità per evangelizzare o affinché essa potesse avere più incisività. E per raggiungere il potere si è svenduta e ha perso la sua dignità. Non si salva il mondo attraverso il potere politico o economico, ma caso mai “salvando” il potere politico e quello economico. E “salvarlo” vuol dire fare in modo che esso sia a servizio dell’uomo, della giustizia, del bene comune e non dei propri interessi. La chiesa dovrebbe battersi per questo.
  • Buttati giù…..verranno gli angeli” (Lc 4,9-10). È la tentazione del miracolismo. I miracoli possono esistere. Non possiamo imprigionare la potenza e la volontà di Dio. Ma in realtà il miracolo è più un problema che un aiuto alla fede. Perché uno riceve un miracolo e l’altro no? Perché dopo aver pregato e fatto pregare con intensità, il bambino è morto? Sono domande angoscianti e senza risposta. La tentazione di voler catturare Dio e di volerlo a nostro servizio secondo le nostre attese è presente in tante persone e in tutte le religioni. C’è un’espressione illuminante di Bonhoeffer: “Dio non ci salva dal dolore, ma nel dolore, non ci salva dalla prova, ma nella prova. Dio non ci toglie il dolore, ma ci dà la forza di sopportarlo o anche di trovare la forza per vincerlo”. Ma tocca a noi compiere questo “miracolo”, trovare le vie contro la malattia e contro il dolore. Dio vuole uomini e donne responsabili.

Due piccoli impegni:

– Non vivere per il benessere, ma per servirsi del benessere.

– Convertire il potere perché sia a servizio del bene comune.