Commento al Vangelo di don Battista Borsato XXVII   Domenica  del  T.O.

Commento al Vangelo di don Battista Borsato XXVII Domenica del T.O.

 

Il “per sempre”

Alcuni farisei si avvicinarono a Gesù e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.

A casa i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”.

(Mc 10, 2-16)

Il Vangelo ci presenta un problema oggi particolarmente scottante e cruciale: il tema del “per sempre” o meglio il tema dell’indissolubilità del matrimonio. Due sposandosi dovrebbero impegnarsi ad amarsi con un amore fedele. Se uno è fedele all’altro, alla sua differenza, al suo divenire questo genererà anche la fedeltà nel tempo, conosciuta come indissolubilità.

Anche i farisei sono attraversati da questo problema: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?” Prima di dare o di cogliere il pensiero di Gesù a questo riguardo, vorrei dire che il problema del “ sempre” è bollente nella cultura di oggi e soprattutto nei pensieri di molti giovani.

Molti di loro allungano il più possibile il tempo del fidanzamento perché hanno paura di un impegno definitivo e irreversibile. Anche nella scelta di convivere, accanto ad altre cause culturali, c’è la paura del “per sempre” perché sembra che esso restringa la loro libertà. Mentre una volta i due si sposavano per intraprendere un’esperienza di libertà, oggi invece hanno paura di perderla.

La domanda a cui vorremmo rispondere è: “Il per sempre è una scelta che chiude o che apre, è una scelta che incatena o libera?” Non so se potrò, o saprò, in questa riflessione raggiungere una risposta convincente, ma è importante che essa rimanga viva dentro di noi.

  • Il “per sempre” non è un valore religioso è un valore laico.

Che cosa vuol dire? Vuol dire che il per sempre è insito nell’amore, cioè che l’amore stesso esige il per sempre. Due che si amano, se si amano veramente, sognano che il loro amore sia per sempre, duri all’infinito. Essi possono avere il timore che tramonti, ma desiderano, sognano che ciò non accada. Anche il Papa nell’Amoris Laetitia sostiene: “Due che celebrano un’unione piena di amore anche se fragile, sperano possa durare nel tempo….questo è un segno che è nella natura dell’amore coniugale, l’apertura al definitivo” (123).

Certo anche la fede e il messaggio evangelico vengono a confermare questo valore, anzi invitano a trovare nel rapporto con Dio la forza, la grazia per poterlo vivere. Ma questo è un valore primariamente legato, annesso all’amore in sé. Per questo si dice che è un valore laico, umano.

  • Perché il per sempre è un valore, anzi perché si dice che è un valore creativo?

Sposare una persona è assumerla per condividere totalmente la propria vita con lei. Sposare una persona, è sposare tutta la sua persona: il suo passato, il suo presente, ma anche spartire il futuro. Ognuno possiede un io profondo, una ricchezza nascosta che domanda di essere sprigionata. Amare una persona è mettersi al suo servizio per far germinare le sue potenzialità, per chiamarla all’esistenza, per farla essere di più. Il “per sempre” è all’interno dell’amore, appartiene alla sua natura, in quanto la persona si fa nel tempo: il tempo non è qualcosa di esterno ad essa, ma è qualcosa che la costruisce (Heidegger, Lèvinas).

Senza il desiderio, e l’impegno di amarsi per sempre l’amore non nasce e non cammina, perché, se amarsi è costruirsi, liberarsi, promuoversi l’uno con l’altro, questo non può che venire nel tempo, nella stabilità di una relazione. Che nella vita di coppia possa accadere il fallimento è un fatto che appartiene alla fallibilità e alla debolezza umana, ma partire con l’idea di un tempo determinato e non progettualmente illimitato è indice che non si vuole sposare l’altro nella globalità e polivalenza del suo essere.

L’impegno di continuità di un rapporto è la condizione che consente ai due di svelarsi e di crescere, perché c’è la fiducia che l’altro non ti molli nei tuoi limiti, nei tuoi errori. I rapporti provvisori condannano le coppie a una continua incertezza riguardo al loro futuro e non consentono una crescita creativa.

Amare è prendersi cura della crescita dell’altro. Perché l’amore esige stabilità e continuità? I rapporti provvisori sono validi perché contribuiscono a stimolare le persone, però sono insufficienti a sanarle, perché esse hanno bisogno, anche e soprattutto, di un rapporto stabile.

Comunque, come si diceva, molti giovani non si sposano o allungano il tempo del fidanzamento o della convivenza perché hanno paura del “per sempre”. Qui bisogna fare una distinzione. Il “per sempre”, l’indissolubilità, può essere vista e vissuta come legge implacabile che rimane anche con il morire dell’amore, oppure è una proposta per crescere nell’amore.

L’amore per crescere, per maturarsi, per esprimersi in pienezza ha bisogno di tempo. L’amore si approfondisce in una relazione stabile, continua. “L’amore non è una cosa da fare in fretta” (Noelle). Allora, quando i due si sposano, non devono sposarsi sotto il peso di una legge, ma dentro la convinzione che il “per sempre” è la condizione perché l’amore cresca e si sviluppi.

  • Come rendere stabile l’amore?

L’attenzione non va posta sul custodire l’indissolubilità, ma sul costruire l’amore. “Matrimonio indissolubile” non significa “matrimonio indistruttibile”. Il matrimonio può morire. Se muore, secondo il diritto canonico, l’indissolubilità rimane e i due devono restare insieme anche se non c’è più amore. Questa è una condanna che, secondo il teologo Olivier Clement, rende odioso il matrimonio.

Dobbiamo dire che, perché un matrimonio sia stabile, è importante che si tenga vivo l’amore. Scriveva un fidanzato alla sua fidanzata prima del matrimonio: “Non ti prometto di essere con te per sempre, ma ti prometto di tenere vivo il mio amore perché possiamo stare insieme per sempre”. Per tenere vivo l’amore occorre vincere la tentazione dell’abitudine. Quando si cessa di guardarsi si finisce per non vedersi più. Ciò che uccide una coppia non sono le discussioni, le difficoltà, la mancanza di denaro, al limite non è neppure l’infedeltà: è l’abitudine, quella che subentra quando non ci si guarda più. Il vero amore è un po’ inquieto. Bisognerebbe essere sempre un po’ inquieti, cercatori; non con l’inquietudine dell’incertezza, ma con quella dell’invenzione. Inventare sempre nuovi modi di dire all’altro che gli si vuol bene.

Il mio amico Luigi Accattoli manifestava questo pensiero con questa felice espressione rivolta ai fidanzati: “Giovani sposatevi, ma rimanete fidanzati”.

Due piccoli impegni

  • Il “per sempre” non è una scelta che chiude, ma apre; non incatena, libera.
  • Non perdere mai la voglia di corteggiare l’altro, di lasciarsi sorprendere.