Commento al Vangelo di don Battista Borsato

Commento al Vangelo di don Battista Borsato

XIV domenica del T.O.

La meraviglia di Gesù

In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

(Mt 11, 25-30)

  •      “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Ciò che sorprende in questo brano del Vangelo è la meraviglia di Gesù. Da dove esplode questa meraviglia? Dal fatto che la sua proposta di un nuovo modo di pensare la fede e Dio venga rifiutato dalle persone ritenute intelligenti e sapienti, mentre viene accolta dai poveri, dai peccatori, dagli emarginati. Possiamo dire, semplificando, ma non storpiando la verità, che Gesù veniva cercato con interesse dalle persone non religiose, mentre era ostacolato e rifiutato da quelle religiose e praticanti.

E anche Gesù si sarà domandato il perché. Perché le persone che frequentavano il tempio e la sinagoga, non lo accoglievano, non aderivano al suo pensiero? Perché invece le autorità religiose, fornite di conoscenza biblica non riconoscevano in lui il messia, il profeta? Perché gli Scribi e i Farisei, considerati esperti teologi e amanti della legge di Dio, si mostravano sordi al pensiero di Gesù, anzi lo sentivano come pericoloso e blasfemo perché non corrispondeva alla tradizione?

Perché le persone non religiose, e a volte addirittura, peccatrici si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo e gioivano del suo messaggio? Non so che riposta si sarà data Gesù; certamente avrà colto che la religione, quando pretende di conoscere Dio o peggio di averlo già conosciuto è un grave pericolo. La religione non può pretendere di possedere Dio e la verità: essa è una strada, una via per camminare verso Dio e verso la verità. I primi cristiani erano appunto chiamati i “discepoli della via” perché erano instancabili viandanti verso la verità.

  • “Tutto è stato dato a me dal Padre mio”. Anch’io senza volermi paragonare a Gesù, ho provato una impulsiva meraviglia di fronte alle novità del Concilio Vaticano II. Meraviglia esplosiva per il fatto che i primi entusiasti recettori erano le persone più lontane dalla Chiesa, mentre quelle più vicine vi vedevano una perversione della verità. Tanti preti e vescovi in Italia hanno accolto malvolentieri le idee del Concilio. La meraviglia era ancor più clamorosa perché certe posizioni del Concilio e certe idee provenivano da pensatori che si dichiaravano atei o comunque non religiosi, che avevano un atteggiamento giudicato anticlericale e antiecclesiale. Eppure il Concilio, riflettendo, aveva intravvisto che Dio aveva parlato attraverso di loro. Dentro le loro aspirazioni erano germogliate spinte evangeliche e tensioni positive.

Questa sì che era meraviglia! Dio non è chiuso dentro confini religiosi; Dio è sempre fuori e parla dappertutto anche a persone e in ambienti ritenuti irreligiosi. I famosi Nietzsche, Marx, Freud Feieerbach considerati nemici erano riusciti a intuire germi di verità presenti nel Vangelo e rimasti sepolti.

Una seconda meraviglia l’ho provata quando Papa Francesco è andato a porre una corona di fiori sulla tomba di don Primo Mazzolari a Bozzolo e sulla tomba di don Milani a Barbiana. Erano due voci fuori del coro e profetiche nella Chiesa, ma erano accolte e ascoltate più dai non credenti, che dai credenti. Anzi la gerarchia le considerava pericolose ed eretiche e per questo da ignorare e da combattere. Più volte i due sono stati puniti e più volte erano sull’orlo della scomunica. E Papa Francesco, ecco la meraviglia, li ha proposti alla Chiesa come parroci da riscoprire e da imitare. Erano parroci “scomodi”, ma  scomodi perché lodevolmente evangelici.

La caratteristica principale di don Mazzolari era l’amore ai poveri e l’ardore per la verità. La verità diceva, viene prima della Chiesa!

La caratteristica di don Milani, oltre l’amore ai giovani e agli ultimi era quella del valore della coscienza, del primato della coscienza. Famosa è rimasta la sua espressione: “L’obbedienza non è più una virtù”.

Finalmente queste persone e queste voci hanno avuto un riconoscimento. Questo vuol dire che anche l’autorità religiosa deve essere sempre “discente” cioè in cammino verso la verità.

  • “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Perché, nonostante quest’invito di Gesù, le persone religiose rischiano di essere chiuse o di chiudersi? Io vi trovo almeno due motivi: il primo riguarda la presunzione di avere la verità e il secondo il dare ascolto più all’intelligenza che al cuore.

La persona religiosa tende a possedere Dio e a dare a Lui i propri pensieri e la propria immagine. Forse anche l’educazione religiosa spingeva a trasmettere verità ritenute inconfutabili e inamovibili su Dio. La religione sembrava confinare Dio dentro schemi precisi e idee fisse. E Dio non poteva trasbordare da questi confini e non poteva essere diverso da quello che era stato insegnato. Era un Dio immobile e fermo! Di fronte a nuove interpretazioni del Vangelo e della Bibbia interpretazioni sollecitate da problemi umani e da aspirazioni dei popoli, invece che lasciarsi mettere in questione si è preferito e si preferisce bollare ciò come eresia e anti-divino. La vera religione, come già si accennava, va considerata non come il possesso di Dio, ma come la strada per camminare verso di Lui che è sempre sorprendente. Bisognerà continuamente riscoprire che Dio è un Dio vivo, che ha parlato e che parla anche oggi e che non possiamo ascoltarlo se non ci svestiamo delle nostre idee, delle nostre ideologie religiose.

Il secondo motivo per cui noi persone religiose rischiamo di chiuderci, e di non crescere, è che diamo importanza solo all’intelligenza e non al cuore. Scrive Gandhi: “Un uomo vale non quanto vale la sua intelligenza, ma quanto vale il suo cuore”. Il centro dell’uomo è il cuore, il centro è l’amore. È il cuore che vede chiaro. Per conoscere una persona prima bisogna amarla, così per conoscere Gesù prima bisogna amarlo. Gesù è l’uomo che ha amato e l’amore lo rende libero da chiusure e da dogmatismi. Gesù è un uomo senza poteri, ma regale, libero come il vento, leggero come la luce, alto e dignitoso che nulla e nessuno ha potuto piegare.

Gesù dice: “Imparate da me, dal mio modo d’amare e troverete ristoro, cioè troverete la verità”. La verità è per chi sa amare e per chi mette l’amore prima delle idee. Dio non è un concetto, né una regola, non si riduce ad un sapere. Gesù dice: “prendete il mio giogo”. Il giogo indica la legge. Gesù intende dire: ”Prendete su di voi la mia legge, cioè l’amore”. Le idee dividono, il cuore unisce. Per questo il cristianesimo è chiamato la religione dell’amore, che è la via verso la verità.

Due piccoli impegni:

– Mettere in discussione le proprie idee religiose per aprirsi alle sorprese di Dio.

– Saper ascoltare tutti, soprattutto le voci irregolari.