Commento al Vangelo di don Battista Borsato

Tempo di Quaresima – DOMENICA delle PALME

Perché Gesù è pericoloso?

Mentre Gesù parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. Subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quello che erano con Gesù, impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.

Allora Gesù gli disse: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”. In quello stesso momento Gesù disse alla folla: “Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti”. Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

(Mt 26, 47-56)

La vicenda della Passione inizia con l’arresto di Gesù. Naturale chiedersi: perché fu arrestato ed ucciso? Infatti, se Gesù, nei secoli, è stato visto come un rivoluzionario, come il più grande rivoluzionario della storia, ricordiamo però che non ha usato né armi né violenza, anzi ha subito la prepotenza e la violenza altrui. Tuttavia è stato processato, condannato e ucciso, e ciò indica che era ritenuto pericoloso. Pur senza utilizzare la forza, scardinava principi e privilegi consolidati, specialmente in campo religioso. Istituzioni, gerarchie, leggi cristallizzate dal tempo: ecco cosa congiurava contro di lui. Più volte, nel Vangelo, è detto che lo cercavano per ucciderlo. Domandiamoci ancora: per quale motivo? Chi la voluto la sua morte?

La condanna alla morte di croce era riservata ai banditi, ai sobillatori, agli zeloti, era la più infamante, quella dei criminali. Quali delitti ha commesso Gesù? Forse, nessun delitto concreto: il delitto più pericoloso è che si è contrapposto ai potenti. Se leggiamo con attenzione i Vangeli, appare evidente il contrasto tra la predicazione e il modo di agire di Gesù, da una parte, ed il mondo religioso giudaico, degli scribi e dei farisei, dall’altra. Il testo di Giovanni ci presenta Gesù nel Tempio, in un gesto di aperto conflitto: caccia tutti i venditori, con pecore e buoi, e rovescia i loro tavoli. Ma il Tempio era la massima gloria del giudaismo, il centro di unità, il segno della presenza visibile di Dio: vi si celebravano il culto e le feste. Era anche la sede del potere religioso e politico, perché vi si riuniva il gran consiglio: il Sinedrio. Gesù, con il proprio gesto, afferma che il Tempio è superato e sarà sostituito dal nuovo Tempio, che è lui stesso. Il culto non sta più nell’offerta di animali, ma nell’offerta della propria vita.

L’azione di Gesù è, allora, di rottura, di contestazione delle antiche tradizioni: da cui nasce l’opposizione del potere, dura e radicale, e proveniente soprattutto da chi dirigeva le masse. Vivendo la vita del suo popolo, condividendone le speranze e i dolori, Gesù si era accorto di cosa non andava, di cosa non era secondo Dio e quindi neppure secondo l’uomo. Certo, molti ebrei, e tra essi per primi i farisei, praticavano con fervore la religione, si sfiancavano in digiuni, offrivano sacrifici di culto, pregavano. Ma non amavano l’uomo. C’era sì il culto, ma privo di anima, si garantiva l’osservanza delle leggi, senza amore e senza giustizia. Alcune di queste leggi erano così dure e rigide da impedire di amare: se di sabato ci si ammalava, non si poteva essere soccorsi, perché la legge del riposo lo vietava; la legge era più importante della persona.

Che cosa fa Gesù? Richiamandosi ai profeti, afferma che Dio guarda al cuore dell’uomo, alla misericordia che egli manifesta ogni giorno, e non tanto, o non solo, alle preghiere, al digiuno, al culto: “Se dunque presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5, 23-24). Va bene la preghiera, va bene il culto, ma questi, senza amore per il fratello, suonano falsi. Anzi, il vero culto deve portare ad amare gli uomini, il centro del culto è l’amore per l’uomo: è amando che si rende il vero culto al Padre. Così Gesù sposta l’attenzione dalla legge alla persona. Secondo i farisei, prima rimane la legge, e dopo viene la persona. Gesù inverte l’ordine delle priorità. Questo è il significato dell’espressione: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27), che si può intendere così: “La legge è per l’uomo e non l’uomo per la legge”. È chiaro che se la legge è contro l’uomo e la sua dignità, contro l’uguaglianza tra gli individui, la si può e la si deve contestare. Gesù ha combattuto molte norme e abitudini del suo tempo, proprio perché causavano emarginazione, creavano privilegi e sperequazione, o assolvevano ad una funzione religiosa deresponsabilizzante, inducendo l’uomo a non scegliere, a delegare.

Per questo Gesù è detto rivoluzionario: perché ha anteposto l’uomo ad ogni altra considerazione.

Ma egli non è contro ogni legge, non è un anarchico: è contro le leggi che impediscono all’uomo di crescere, che non lo rendono libero. Si racconta in un testo apocrifo che egli, un sabato, stava passando per le vie della Palestina quando venne interrogato da un contadino al lavoro nei campi: “Faccio bene o faccio male a zappare la terra nel giorno festivo?”. Gesù rispose, o avrebbe risposto, secondo questa tradizione: “Se tu sai perché lo fai, fai bene, se non sai, fai male”. Cristo si preoccupa della persona, vuole che essa viva secondo un progetto originale, con motivazioni non unicamente subordinate alla legge: le leggi servono a suggerire, ad indicare i valori da seguire, ma non possono rappresentare l’unica spinta a compiere un’azione. Chi si comporterà come Gesù si è comportato, incontrerà dissenso e probabilmente ostilità, ma questa è la strada per amare Dio e, soprattutto, per amare l’uomo: è la strada della vera fede.

Due piccoli impegni:

– Gesù è in contrasto con la religione giudaica del suo tempo perché guardava i doveri religiosi e non l’amore alle persone.

– Il cristiano non deve cercare il consenso ma la verità.