Commento al Vangelo di don Battista Borsato

FESTA DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE

II primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro:. Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

E mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”.

Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

(Mc. 14,12-16. 22-26a)

Questa festa ha radici molto antiche. Risale al secolo XIII, e a partire dal Belgio, si diffonde in tutta la Chiesa Cattolica. Ha avuto, a seconda dei luoghi, forme di intensa popolarità espresse soprattutto nelle processioni, nei canti, nella liturgia. L’obiettivo principale era tener vivo il senso della presenza reale nel pane eucaristico. Oggi l’accento che si vuole porre è sul “prendete” mentre di solito si concentrava su “questo è il mio corpo”. Si prediligeva la trasformazione del pane in corpo di Gesù. Invece l’accento più vero, va posto sul “prendete”. “Prendete” per essere trasformati voi. Gesù non chiede ai suoi amici di adorare il pane, di pregare quel pane, ma di mangiarlo perché egli vuole entrare nell’uomo, nel profondo del suo essere. Vuole essere un tutt’uno con noi.

Vorrei riflettere su tre domande: Perché la Messa è una cena? Qual è il significato del pane e del vino? Qual è il senso del “prendete e mangiate?”.

  • “Perché la Messa è una cena?”.

L’Eucarestia è il segno di una cena. Soprattutto della cena in prossimità della Pasqua chiamata l’ultima cena. Gesù che va a cena è anzitutto il segno di Dio che non è assente, ma vuole partecipare alle vicende umane.

Ma il mangiare assieme è anche scambiarsi amore, e Gesù preferisce la tavola dei pubblicani e dei peccatori, perché vuole annunciare che il suo amore è rivolto a tutti, specialmente agli esclusi. Di qui nasce l’opposizione dei Farisei; Gesù dà onore ai reietti, ai condannati della storia.

Uno dei fatti più evidenti quando si legge il Vangelo è la presenza di cene e di banchetti. Gesù partecipa a molti banchetti e vi partecipa per mostrare il suo amore alle persone, ma anche per ricevere l’amore. Il mangiare assieme è scambiarsi idee, stimoli, amore.

Comunque, il senso dell’Eucarestia sta nell’invito di Gesù a mangiare il suo corpo per fare amicizia con lui e, attraverso il suo corpo, stringere legami di amicizia con tutti gli uomini. Quindi l’Eucarestia è fraternità, è appello alla solidarietà.

  • “Nella cena c’è il pane e il vino”. Qual è il loro significato?

Il pane e il vino sono sintesi di tutti gli alimenti. L’uomo deve mangiare. Mangiare non è un lusso. Se l’uomo non mangia, muore. Il cibo è vita, il pane è vita, nessuno è autosufficiente, nessuno basta a se stesso. Tutti abbiamo bisogno di un qualcosa che viene da fuori di noi, per vivere, per crescere. Bisogna trovare, fuori di noi, le energie indispensabili per costruire. Il pane è il nutrimento base. C’è tutta una letteratura sull’importanza del pane, sul suo valore simbolico. Il pane è frutto della terra e del lavoro dell’uomo. È un bene prezioso che l’uomo contribuisce a crescere. Il segno del pane richiama il donatore, Dio, ma anche la responsabilità dell’uomo di coltivare la terra.

E Gesù è il pane. Il pane diventa il simbolo di Gesù. Gesù è indispensabile alla vita. Chi non mangia quel pane, quella sua parola, smarrisce il senso delle cose. Perché l’uomo deve cercare un senso al di là di se stesso, deve andare oltre, uscire. Gesù è il pane che alimenta, nutre, dà energia, dà vigore.

Il vino non è indispensabile: non appartiene all’ordine del bisogno, della necessità, ma all’ordine della gratuità, della festa, dell’amicizia, dell’ospitalità. Il vino inebria, dà calore, entusiasmo, esprime la dimensione gioiosa della vita. Il pane esprime più il bisogno, il vino più il piacere dell’esistenza. Il vino è il segno della fede in Gesù. Gesù è il vino che dà senso, calore, amore. Durante le nozze di Cana, Gesù cambia l’acqua in vino, perché l’acqua disseta ma non riscalda. Il vino invece dà calore, riscalda. E allora capiamo che Dio non è venuto nel mondo con il solo obiettivo di togliere i peccati: questa è una visione riduttiva di Dio e dell’uomo, e rischiamo di immiserire il Vangelo.

Il progetto di Dio è molto più grande, più alto, più potente: portare il cielo nella terra, Dio nell’uomo, vita immensa in questa vita piccola. Molto più che il perdono dei peccati è venuto a portare se stesso. Come uno sposo che si dà alla sposa.

Dice Gesù nel Vangelo “I miei discepoli non digiunano finché lo sposo è con loro”. (cfr. Mc. 2,19-20). E l’incontro con lui è come per gli amanti del Cantico: dono e giubilo, intensità e tenerezza, fecondità e fedeltà.

  • “Prendete questo è il mio corpo”.

Il corpo sta per persona. Gesù è una persona che si è donata.

In questa frase è condensata tutta la sua vita. Egli ha vissuto rischiosamente, ha cercato la compagnia di persone considerate pericolose, come i pubblicani, i peccatori, le donne; andava persino con alcuni Zeloti. Ha fatto il profeta denunciando le cose che non andavano, stroncando una religiosità formale e priva di vita; da qui incomprensioni, poi il dissenso e poi lo scontro. Il ritornello: “Tennero consiglio per farlo morire” è presente in tutti i Vangeli.

“Anche voi”, invita Gesù, “prendete questo mio progetto, mangiatene, fatelo vostro, assimilatelo, vivetelo”. L’Eucarestia diventa così la consegna di un mandato. Queste parole riassumono tutta la vita del Cristo, che è stato uomo per gli altri. Prendere e mangiare quel corpo e bere quel sangue vogliono dire impegnarsi a vivere un’esistenza in chiave di solidarietà e di servizio con gli altri e per gli altri.

Qui nell’Eucarestia, si riceve il mandato a farsi persone che sperimentano un’esistenza aperta.

Due piccoli impegni

  • L’Eucarestia è “prendere” il progetto di Gesù.
  • Il vino è il simbolo di Gesù che dà calore ed ebbrezza alla vita.