Commento al Vangelo di don Battista Borsato

I domenica di Quaresima

Gesù fu realmente tentato!

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

(Mt 4, 1-11)

Per poterci inoltrare nella comprensione delle tre tentazioni di Gesù mi pare opportuno fare due brevi premesse:

  •      Bisogna recuperare la piena umanità di Gesù. C’è stata la tendenza nel cristianesimo di sminuire l’umanità di Gesù, di considerarlo come Dio che sapeva già in anticipo tutto, quasi che la sua divinità, che era presente in lui, coprisse o nascondesse la sua umanità. Sentire dire dalla nuova teologia che Gesù era pienamente uomo e come uomo non conosceva il futuro e non sapeva di risorgere, ci disorienta perché abbiamo sempre ritenuto che Gesù fosse illuminato da Dio. Se fosse stato così non sarebbe un uomo come noi. Invece i Vangeli non nascondono l’umanità di Gesù: raccontano la sua tentazione, l’angoscia, la paura, il turbamento di fronte alla morte, le sue domande. “Il vero credente, invece, nota questi tratti con meraviglia, con gioia: la meraviglia che il Figlio di Dio ha condiviso tutto dell’uomo, anche le sue domande che a volte sembrano rimanere senza risposta, anche la morte. Gesù è morto non da eroe, ma come muore un uomo: con un grido senza parole” (Maggioni).                                                                   

L’umanità di Gesù è un valore teologico irrinunciabile, perché è la “trasparenza” del volto di Dio, non l’involucro che lo nasconde. I tratti umani di Gesù sono importanti non soltanto per conoscere l’uomo Gesù, ma anche il lato divino della sua persona. La novità del volto del Dio cristiano è rivelata dall’umanità di Gesù. Come scrive Paolo nella lettera ai Colossesi: “Egli è l’immagine del Dio invisibile” (1,15). Per vedere l’invisibile non abbiamo che lo spazio dell’umanità di Gesù.           Per quanto riguarda il Vangelo di oggi si deve ammettere che Gesù è stato, come uomo, realmente tentato. Anche Gesù ha dovuto rettificarsi e convertirsi.

  • Gesù aveva ricevuto la sua istruzione ed educazione religiosa in famiglia e nella piccola sinagoga di Nazareth. Lì aveva imparato anche lui ad aspettare il Messia. Ma quale Messia aspettava? Quello sognato dalla gente! Un Messia che veniva ad abbattere il male, a distruggere i peccatori, un Messia che veniva a rifondare la religione rendendola più severa ed esigente e soprattutto un Messia che veniva a togliere la vergogna della sudditanza da Roma. Com’è possibile, si domandavano i credenti ebrei, che il loro Dio, il Dio della giustizia e della forza, non intervenga a togliere l’umiliazione della sottomissione del popolo eletto ad altri popoli? Quindi c’era il sogno di un Messia vincente e liberatore.                                                   

Queste idee le aveva imparate anche Gesù. Anche Lui era imbevuto di queste attese. Quando Gesù, non sappiamo né quando né come, ha intuito, mosso dallo Spirito e nella preghiera incessante con il Padre, di essere lui il chiamato a fare il Messia, non sa se seguire le idee del popolo e della sua religione, o seguire il Padre che sembrava avere un altro progetto sul Messia.                        

Accennavo prima che la consapevolezza di Gesù di essere Messia è stato un cammino lento e progressivo, certamente non dovuto a particolari illuminazioni, ma al faticoso discernimento a contatto con Giovanni Battista, e anche con alcuni rabbini, che pure a quel tempo pensavano in maniera diversa dal popolo.                           

Questa è la domanda di fondo che tormentava Gesù: “Come svolgere l’azione messianica? Compierla secondo le attese trionfalistiche del suo popolo e della sua religione o secondo i criteri del servizio, dell’umiltà e del coinvolgimento delle persone? C’è da dire che questa tentazione o dubbio non riguardava solo la sua azione messianico, ma colpiva il suo modo di pensare e di essere. Per Gesù era più comodo assecondare i desideri e le attese della gente, perché in questa maniera assecondava la sua naturale ambizione umana che cercava l’affermazione e il consenso, mentre scegliere di fare un messianismo in contrasto con la gente significava mettersi sulla strada del dissidio e del rifiuto.                                                       

Ora cerchiamo di cogliere alcuni messaggi presenti nelle tre tentazioni come sono esplicitate nel Vangelo di Matteo. Sono tentazioni che riguardano personalmente Gesù, ma sono pure le tre tentazioni più profonde di ciascun uomo, e sono pure le tre tentazioni presenti da sempre nella Chiesa. Matteo scrivendo il suo Vangelo certamente voleva far memoria di Gesù, ma intendeva pure indicare le strade della fedeltà della Chiesa a Gesù.

  • “Dì che queste pietre diventino pane”. Certo il pane è fondamentale per vivere. Anche nel Padre nostro si dice “dacci oggi il pane quotidiano”. Ma il pane pur necessario per vivere non è la cosa fondamentale. Oggi, almeno da noi, abbiamo il pane, ma ci manca la speranza, è assente l’amore. Gesù non è venuto a portare il pane: è venuto a darci la Parola e sarà la Parola a cambiare il cuore che ci insegnerà a trasformare le pietre in pane. Diceva il mio amico e teologo don Pattaro: “Il mestiere di cambiare le pietre in pane è un mestiere da uomini, non da Dio, Dio ci dà la forza di amare e sarà l’amore a trasformare le pietre in pane”. La Chiesa dovrà andare nel mondo non per dare il pane materiale, non per esprimersi in atti di benevolenza e di assistenza e neppure di politica economica, ma deve andare per annunciare la Parola e cambiare il cuore dell’uomo. E quando gli uomini si sentiranno fratelli allora abbonderà anche il pane per tutti.
  • “Buttati giù”. Non chiedere a Dio un miracolo. Di fronte a problemi e alle difficoltà l’uomo è tentato di rifugiarsi in Dio, di chiedergli che intervenga. Sembra un atto di fiducia in Dio, in realtà non si cerca Dio, ma i suoi benefici. Non pretendere che sia Dio a toglierti dai problemi: Dio vuole che tu, che noi attiviamo la nostra responsabilità. Dio vuole che gestiamo la nostra vita senza riferimento a Lui, ma sviluppando la nostra coscienza. Dio non ci toglie il dolore o le croci ma ci accompagna perché sappiamo affrontarle. Dio, come si dice spesso, vuole uomini e donne in piedi, responsabili della loro vita, senza delegare ad altri e neppure a Lui questa responsabilità.
  • “Tutte queste cose ti darò…se mi adorerai”. Qui satana è il simbolo dell’ingiustizia, il simbolo di voler arrivare al potere con intrighi politici, per poter dominare. A parte il verbo dominare, sempre negativo, non si può creare il mondo nuovo, il Regno di Dio con l’ingiustizia e con alleanze compromettenti. Anche la Chiesa su questo versante dovrà essere trasparente e non puntare ancora oggi su amicizie e ritrattati politici per avere peso o riconoscenza. Solo la Parola sarà la sua forza, come lo è stata per Gesù.

Due piccoli impegni:

– Essere sempre in cammino di cambiamento.

– La Chiesa è chiamata non a dare il pane, ma la Parola che porterà anche il pane.