Commento al Vangeli di don Battista Borsato

Domenica di Pasqua

Dio è avanti a noi

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

(Gv 20,1-9)

Se leggiamo questo passo con attenzione vi noteremo un fermento, un correre quasi impaziente. Maria di Màgdala va al sepolcro, trova la pietra ribaltata, si reca da Pietro. Pietro e l’altro discepolo si affrettano per cercare Gesù, ma Gesù non c’è, è altrove, più avanti.

  • “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”

Vorrei che nella riflessione sostassimo su queste parole: Dio è più avanti. Siamo stati educati a cercare Dio nel passato, nelle tradizioni, nelle Scritture. La memoria, a lungo, è sembrata essere la facoltà più importante dell’uomo. Anche la fede è stata spesso semplicemente vista come un trasmettere nozioni o esperienze da una generazione all’altra.

Il credente si inseriva così in un contesto religioso già formato, costituito da liturgie, leggi, e convenzioni date. Se si staccava da esse era considerato eterodosso, irreligioso, finanche eretico, essendo tutti convinti che quelle statuizioni erano sacre, intoccabili perché divine. Dio quindi veniva legato al passato: chi si scostava dal passato si allontanava da Dio. A Gesù è capitato proprio questo: siccome non ha accettato tradizioni, consuetudini, e mentalità generate dalla sua religione, è stato considerato un bestemmiatore, un senza Dio. Per questo lo hanno ucciso.

Egli annunciava invece che Dio è più avanti di tutto ciò, che non può essere incatenato a un tempo scomparso, per quanto glorioso, né imprigionato in una tradizione, per quanto nobile. Dio è una persona viva, che cammina, e camminando obbliga i credenti a fare altrettanto. Il rischio che l’uomo corre è letteralmente quello di imbalsamare Dio, immobilizzandolo e rendendo sterile, in questo modo, anche la verità che Egli reca con sé. Ma la verità stessa è un valore sempre nuovo, e solo chi è in cammino può scorgerla. Chi ama la verità deve partire, ora. Il verbo “camminare” e il verbo “andare” sono i più ricorrenti nella Scrittura. Abramo, nostro padre nella fede, è un viandante, un errante, e il suo non è tanto, o solo, un cammino fisico, quanto, inevitabilmente, un cammino interiore, spirituale: Abramo è un uomo alla ricerca di Dio, del suo vero volto. E siccome Dio è sempre nascosto, questo volto è da scoprire, da ricercare ogni giorno.

Un prete nero americano, salutando i fedeli alla fine della Messa, ha detto: “L’inquietudine di Cristo sia sempre con voi”. Grande intuizione. Con Dio che ci precede, che è “sempre più avanti”, bisogna essere salutarmente inquieti. Invece noi stentiamo a camminare. La tentazione sta nel preferire la sedentarietà, nell’accontentarsi pacificamente di ciò che già abbiamo e sappiamo. Chissà perché, ci lasciamo sempre piacevolmente sorprendere dalle nuove scoperte della scienza, e anzi ne gioiamo; in campo religioso, invece, di fronte alle novità in campo biblico e teologico, ci dimostriamo ostinatamente restii a cambiare. Di fronte ad una nuova interpretazione della Parola, piuttosto che provare esultanza, siamo portati a dubitare, rimaniamo perplessi. Quando si tratta di “verità” scientifica siamo aperti al nuovo, quando parliamo di “verità” religiosa ci chiudiamo. Perché?

  • Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.

Una prima causa della chiusura, risiede nel fatto che la catechesi ci ha sempre portato a considerare la verità religiosa come immutabile e statica: il cambiamento era ritenuto sinonimo di “deviazionismo”, la stabilità, invece, sintomo di fedeltà.

Ma, andando in profondità, dobbiamo anche notare che la verità scientifica non disturba la nostra vita interiore, non esige alcuna riflessione e nessun cambiamento di coscienza, offrendoci anzi molti beni e prodotti gratificanti; mentre la verità religiosa si risolve, sempre, in un appello che pretende una nostra risposta: essa non viene dal di fuori, sta già dentro di noi, e ci chiede di cambiare modo di pensare e di vivere. Ecco perché ci difendiamo da questo assalto: la fede è esigente. Dice Maritain: “L’uomo cerca la verità, ma ha paura di incontrarla perché se la incontra deve cambiare vita”.

Anche la Chiesa è in ritardo sui tempi di Dio. Il Card. Martini diceva che la Chiesa è indietro di 200 anni. Voglio menzionare un incontro guidato da Garelli, uno dei più acuti sociologi della religione in Italia: egli sosteneva che i giovani sono animati da una naturale simpatia e ammirazione per Gesù, mentre non nascondono la distanza critica che li separa dalla Chiesa. Probabilmente, ipotizzava che nella loro considerazione, Gesù è più avanti, incarna un progetto, un pensiero, un ideale più aperto di quelli rappresentati dalla Chiesa, che stenta a tenere il passo del Maestro. È pure interessante, a questo proposito, ricordare cosa disse l’allora arcivescovo Montini ai familiari di don Mazzolari, il grande parroco profeta. Rivolgendosi alla sorella Giuseppina, affermò: “Lui aveva il passo troppo lungo e noi  si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti.”

Dio ci precede sempre, è più avanti di noi, perché la verità non sta dietro, ma oltre l’uomo: è un valore che ci supera. E la fede diventa adulta quando sa scoprire, discernere i segni dei tempi: Dio parla anche oggi, risorge anche oggi. Ogni avvenimento è voce di Dio. Occorre allora imparare a leggere i fatti: in questo modo possiamo camminare verso quel Signore che ci è sempre davanti. Almeno per non perdere terreno.

Due piccoli impegni

  • Dio è sempre avanti: non può essere imprigionato in nessuna scrittura e tradizione.
  • La Verità è sempre in cammino: il credente è un appassionato viandante.