Commento al Vangelo di don Battista Borsato

ASSUNZIONE BEATA VERGINE MARIA

Maria donna di coraggio

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza per sempre”. Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

(Lc 1, 39-56)

Che cosa pensiamo di Maria Vergine? Che cosa ne sappiamo? L’immagine di Maria che abbiamo in noi è quella più legata alla tradizione che non forse quella che è presente nei Vangeli.

La nostra tradizione cristiana credendo di renderle omaggio, l’ha trasfigurata in una creatura sovrumana, straordinaria. Un padre della Chiesa disse: “De Maria numquam satis”, cioè di Maria non si dirà mai abbastanza, ma questa esclamazione un po’ enfatica non deve portarci ad affermazioni che neghino la creaturalità di Maria, figlia di Adamo e di Eva come tutti gli uomini e le donne.

  • L’umanità di Maria. Vorrei ricordare a questo proposito le parole della piccola Teresa di Gesù che scrive: “Non bisognerebbe dire di Maria cose inverosimili, o di cui non si ha certezza…bisognerebbe descrivere la vergine non come inaccessibile, ma come imitabile, bisognerebbe dire che ha praticato le virtù nascoste, che viveva di fede come noi”.

E ancora: “I preti non devono mostrarci delle virtù inimitabili. Parlino pure delle prerogative di Maria ma soprattutto bisogna che sia possibile imitarla. A lei piace di più essere imitata che essere ammirata, la sua vita è stata tanto semplice”.

La Chiesa antica, più vicina alla tradizione biblica, ha custodito la figura di Maria nella sua umanità a ha colto lo straordinario nel quotidiano, nell’essere donna, interamente donna, chiamata a diventare madre del Signore. Atanasio di Alessandria, il grande padre della Chiesa del IV secolo, la chiama nostra sorella (lettera a Epiteto 47), una sorella vicinissima a noi, a cui possiamo guardare per imparare a vivere di fede. Un altro padre della Chiesa, Ippolito di Roma, riferisce a Maria le parole del Deuteronomio 33,13a: “Benedetta dal Signore la sua terra “. Maria, egli dice, è stata “terra benedetta” perché in lei il Verbo è disceso come rugiada.

Accogliendo con fede la parola che viene da Dio, Maria può concepire quel Dio che la terra non contiene, e lo concepisce non solo con il cuore, ma nel suo stesso corpo. Dio vuole che sia per lui madre. La grandezza di Maria, ciò che l’ha costituita Madre di Dio, è il suo sì obbediente nella fede, è l’aver posto tutto il proprio essere a servizio di Dio e della sua misericordia a favore degli uomini. Ma ciascun credente è chiamato a diventare madre di Cristo e a generare in sé Cristo. “A che serve dire che Gesù è venuto nella carne che ha preso da Maria e non mostrare che è venuto anche nella mia carne?”, dice Origene. E S. Ambrogio: “Beata te Maria che hai creduto. Ma beati voi che avete ascoltato e avete creduto. Ogni anima che crede, infatti, concepisce e genera la Parola di Dio e riconosce le sue opere. Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio; e se secondo la carne, una sola è la Madre di Cristo, secondo la fede, Cristo è frutto di tutte le anime”.

  • Quale Maria traspare nei Vangeli? La grandezza di Maria è quella di una donna che si è lasciata turbare. Mara è sempre stata guardata con occhio “sacrale” che ha impedito di cogliere i suoi sentimenti umani, le sue perplessità, la sua fatica di credere, il suo dinamismo affettivo. Per fortuna alcuni teologi hanno avuto, e hanno, il coraggio di leggere nelle pieghe del racconto evangelico la densità della sua femminilità. E non solo i teologi, ma pure alcuni Papi come Paolo VI nella “Marialis cultus”.

Si legge che Maria di fronte al saluto dell’angelo Gabriele rimase turbata. Il primo atteggiamento di Maria è il turbamento. Perché è turbata? Da tutto il contesto si può presumere che Maria è turbata perché questa chiamata di Dio rompe ed interrompe la sua vita e il suo progetto. Si deve sempre tener presente che Maria era fidanzata a Giuseppe o, meglio, promessa sposa perché aveva già detto il sì del matrimonio. Mancava solo l’ultimo atto del matrimonio: la coabitazione. Maria avverte in questa chiamata la rottura del suo progetto di vita e addirittura il cambiamento della sua vita. Ella pensava e sognava una vita tranquilla ricca di affetto con e per Giuseppe, vissuta nell’intimità e serenità della sua casa e del suo piccolo paese Nazareth.

C’è in questa chiamata un cambio di prospettiva e di progettualità. Le si prospetta una svolta radicale. Non può che essere turbata. Questo turbamento può indicare “paura”, “sorpresa”, impreparazione”, “incertezza del futuro”.

Maria già qui appare come una persona sensibile, emotiva, che soffre di fronte all’imprevisto. È lo stesso turbamento che avrà provato Abramo quando colse la chiamata di Dio a lasciare il suo paese, cioè ad abbandonare il suo progetto che era quello di vivere tranquillamente nel suo clan e nel suo benessere. È lo stesso turbamento provato da Mosè quando fu invitato a staccarsi dalla tranquillità della sua permanenza a Madian. Si parla di una notte dura come la morte (Es 4, 24-26).

Dio quando chiama non lascia tranquilli, provoca una rottura e questa non può che turbare. Come ha risposto Maria? Essa ha saputo cambiare progetto. Maria è il segno della Chiesa (e di ciascuno di noi). La Chiesa è giusto che abbia delle proprie convinzioni e progetti, ma non così rigidi e inflessibili. Deve lasciarsi mettere in discussione da stimoli e voci che vengono dall’esterno. Non deve assolutizzare tradizioni e principi. Deve essere una Chiesa aperta al soffio dello Spirito.

  • La fede di Maria. La fede di Maria è un abbandono in Dio ma un abbandono senza sapere quale sarà il suo cammino. La sua è una fede nella nebulosità senza chiarezza. Dovrà scoprire se stessa e anche l’identità del suo figlio Gesù dentro gli eventi che le succedono.

Di fronte ai pastori, persone pericolose e giudicati perverse, che arrivano e si prostrano davanti a Gesù, rimane perplessa e interdetta, non sa capire.

Davanti a Gesù che a dodici anni nel Tempio la rimprovera “perché mi cercavate non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Soprattutto quando Gesù comincia a predicare e fa delle affermazioni contro le tradizioni religiose e contro l’autorità rimane confusa se non sconcertata.

L’evangelista Luca più volte sottolinea che Maria “non capiva, ma custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. (Lc 2,19).

Maria non fu risparmiata nel fare un sofferto cammino alla ricerca della persona e del progetto di Gesù. Non è stata illuminata, ha dovuto capire con la fatica di tutti. Per questo dice il Concilio Vaticano II, “Anche Maria peregrinò nella fede”. Maria non solo è grande perché non si è arresa di fronte alle oscurità, ma soprattutto perché ha avuto il coraggio e l’ostinazione nella preghiera e nella meditazione, di cogliere il senso dei fatti nuovi che la disorientavano. Dentro i fatti ha saputo cogliere le novità di Dio. Dentro le fessure del presente ha potuto scorgere il fiorire di un pensiero nuovo. “Dio ama chi fatica, chi cerca a tentoni, al buio di una incertezza o di un dubbio, o di un sentirsi troppo piccolo davanti all’infinito” (Luigi Verdi).

Due piccoli impegni:

–  Riconoscere che tutti siamo chiamati, in un certo senso, a diventare madre del Messia, se accogliamo la parola di Dio.

–  Anche Maria ha imparato a conoscere Gesù e il suo progetto dentro l’interrogarsi e il cercare.