Commento al Vangelo di don Battista Borsato

Commento al Vangelo di don Battista Borsato

Corpo e sangue del Signore

Un Dio che vuole stare con gli uomini

In quel tempo Gesù disse: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse loro: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.

(Gv 6, 51-58)

Si deve riconoscere che prima del Concilio Vaticano II, la festa del “Corpus Domini” aveva una rilevanza tutta eccezionale: le celebrazioni eucaristiche erano solenni e soprattutto la processione dominata dalla presenza del grande ostensorio con dentro il pane eucaristico, era partecipata e coinvolgente. Oggi è diminuita questa particolare sensibilità perché risentiva della contrapposizione alla dottrina protestante che puntava sulla centralità della Parola di Dio, mentre quella cattolica aveva come centro la presenza “reale” di Gesù nell’Eucarestia. Il Concilio Vaticano II ha fatto crescere anche in noi cattolici la consapevolezza della presenza “reale” di Gesù nella Parola. Non si vuole certo sminuire l’importanza dell’Eucarestia, ma si vuole far guardare all’importanza della Parola, ed educare che il pane eucaristico più che adorato va “mangiato”.

La Messa è formata da due mense: quella della Parola e quella del Pane. Sono ambedue essenziali. Riscoprire la presenza di Gesù nella Parola è un evento positivo, anche se “il segno del pane” non deve perdere di valore. E per cogliere questo valore vorrei soffermarmi su tre parole: la cena, il simbolo del pane e del vino, prendete e mangiatene.

  • L’Eucarestia è una cena. È giunto il tempo di passare dalla “Eucarestia sacrificio”, alla “Eucarestia cena”. Il “sacrificio” evoca Gesù che sarebbe morto per riscattare i nostri peccati e alluderebbe ad una vita sacrificale. È invalsa così nella Chiesa, la cultura del sacrificio e della sofferenza: una cultura da superare, perché è impensabile un Dio che si offre come vittima per i peccati umani. Gesù non è venuto per morire o sacrificarsi ma per insegnare e dare la forza agli uomini di vivere da fratelli nella condivisione e nella giustizia. Il centro del messaggio evangelico è la comunione non il sacrificio.

La Messa nella sua forma originale è appunto una Cena che ricorda non solo l’ultima cena, ma pure le molte cene e i molti pranzi di Gesù: in casa di Matteo, di Simone il fariseo, di Marta e Maria, in occasione delle nozze di Cana. Gesù andava in casa della gente e mangiava insieme ad essa. Il “mangiare con” è il segno della condivisione. Gesù annuncia che Dio vuol stare con gli uomini. Non è un Dio assente, lontano, è un Dio che partecipa alle vicende umane.

Ma il mangiare insieme è anche scambiarsi amore. E Gesù preferisce la tavola dei pubblicani e dei peccatori, perché vuole annunciare che il suo amore è rivolto a tutti, specialmente agli esclusi. Da qui nasce l’opposizione dei Farisei: Gesù dà onore ai reietti, ai condannati della storia.

La nostra Messa è, quindi, ricordo del senso di questa cena e soprattutto dell’ultima cena. Il senso dell’Eucarestia sta nell’invito che Gesù ci rivolge di mangiare il suo corpo per fare amicizia con lui e, attraverso il suo corpo, stringere legami di amicizia con tutti gli uomini. Quindi l’Eucarestia è fraternità, è appello alla solidarietà.

  • Il pane e il vino. Gli elementi che compongono la cena sono il pane e il vino. Hanno un carattere fortemente simbolico.

Il pane e il vino sono sintesi di tutti gli alimenti. L’uomo deve mangiare. Mangiare non è un lusso. Se l’uomo non mangia, muore. Il cibo è vita, il pane è vita, nessuno è autosufficiente, nessuno basta a se stesso. Tutti abbiamo bisogno di un qualcosa che viene da fuori di noi, per vivere, per crescere. Bisogna trovare, fuori di noi, le energie indispensabili per costruire. Il pane è il nutrimento base. C’è tutta una letteratura sull’importanza del pane, del suo valore simbolico. Il pane è frutto della terra e del lavoro dell’uomo. È un bene prezioso che l’uomo contribuisce a sviluppare. Il segno del pane richiama il donatore, Dio, ma anche la responsabilità dell’uomo a coltivare la terra.

E Gesù è il pane. Il pane diventa simbolo di Gesù. Gesù è indispensabile alla vita. Chi non mangia quel pane, quella sua Parola, smarrisce il senso delle cose. Perché l’uomo deve cercare un senso al di là di se stesso, deve andare oltre, uscire. Gesù è il pane che alimenta, nutre, dà energia, dà vigore.

Il vino non è indispensabile: non appartiene all’ordine del bisogno, della necessità, ma all’ordine della gratuità, della festa, dell’amicizia, dell’ospitalità, Il vino inebria, dà calore, entusiasmo, esprime la dimensione gioiosa della vita. Il pane esprime più il bisogno, il vino più il piacere dell’esistenza. Il vino è il segno della fede in Gesù. Gesù è il vino che dà senso, calore, amore. Durante le nozze di Cana, Gesù cambia l’acqua in vino, perché l’acqua disseta ma non riscalda. Il vino invece dà calore, infiamma!

  • “Prendete e mangiatene! Questo è il mio corpo”. “Corpo” sta per persona. Gesù è il corpo spezzato, la persona che si è data per gli altri. Egli è vissuto pericolosamente, ha cercato la compagnia di persone considerate emarginate, come i pubblicani, i peccatori, le donne. Andava persino con alcuni Zeloti. Ha fatto il profeta denunciando le cose che non andavano, smascherando una religiosità formale e priva di vita; da qui incomprensioni, poi il dissenso e alla fine lo scontro. Il ritornello: “Tennero consiglio per farlo morire” è presente in tutti i Vangeli. Nell’imminenza della passione, Gesù sa di essere vicino alla morte, ormai è braccato, il clima attorno a lui è teso. Durante l’ultima cena dichiara, parlando di se stesso: “Io sono una persona che si è spezzata per la fedeltà al Padre, per l’attaccamento alla verità, per l’amore agli uomini e soprattutto agli ultimi. E aggiunge: prendete e mangiatene. Anche voi, invita Gesù, prendete questo mio progetto, mangiatelo, fatelo vostro, assimilatelo, vivetelo. L’Eucarestia diventa così consegna di un mandato. Queste parole riassumono tutta la vita del Cristo, che è stato uomo per gli altri. Prendere e mangiare quel corpo e bere quel sangue vogliono dire impegnarsi a vivere un’esistenza pericolosa come quella di Gesù, in chiave di solidarietà e di servizio, con gli altri e per gli altri: è assumere e portare avanti il suo progetto interrotto dall’ingiustizia degli uomini.

Due piccoli impegni:

– L’Eucarestia è un invito a stare con gli uomini.

– L’assumere il pane eucaristico è assumere il progetto di Gesù.