Commento al Vangelo di don Battista Borsato

Commento al Vangelo di don Battista Borsato

VI  domenica del T. O.

La nuova giustizia è guarire il cuore!

“Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al Sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno”.

(Mt 5,17-37)

In questo discorso della montagna Gesù indica le strade per essere suoi discepoli. Il brano del Vangelo di questa domenica è un insieme di proposte su vari ambiti della vita umana e sociale.

Prima di addentrarmi su qualche particolare novità di Gesù, vorrei fare tre premesse:

  • Non sono venuto per abolire la legge, ma per dare compimento”. Gesù non è venuto per dare un’altra legge, per fare un’altra religione, ma per portare alla luce la vera anima dell’Antica Alleanza, soffocata dalle tradizioni giudaiche. Il seme della Parola era stato chiuso in un involucro e Gesù lo vuole dischiudere. Il “dare compimento” non traduce bene il testo di Matteo che indica “il portare a pienezza”. Gesù porta a pienezza la Parola di Dio presente nella Bibbia.
  • “Se la vostra giustizia non supererà quella degli Scribi e dei Farisei non entrerete nel regno dei cieli”. Questa superiorità non sta nella quantità di precetti, ma nell’avere un cuore nuovo. Gesù vuole passare da un’osservanza legalistica, precettistica ad una osservanza di amore e di convinzione. Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore. Occorre avere un cuore nuovo, un cuore che ama. Sarà il cuore a trovare le vere norme e le vere strade! Così infatti pensava S. Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi”. Il discepolo di Gesù non è tanto uno che osserva le norme, ma che sa amare. E l’amore sarà creativo!
  • “Avete inteso ciò che fu detto agli antichi… ma io vi dico”. Certo Gesù non sottostà alle ingiunzioni o comandi provenienti dalla tradizione, che sanno di obblighi sopra l’uomo. La legge antica era vissuta come una morale da “schiavi”, che si doveva osservare pena il castigo. Mettendo la congiunzione “e” al posto del  “ma” (come oggi alcuni traducono),  Gesù vuol far capire che la sua proposta è perché l’uomo diventi se stesso, libero, creativo; è una morale di figli che hanno un rapporto d’amore con il Padre e fra di loro. Le parole di Gesù indicano la radice della vita buona, ci insegnano a sognare in grande, per noi e per la storia, vogliono disvelare ciò che era contenuto nell’Antica Alleanza ed esplicitarla.

Fatte queste opportune premesse, così mi sembra, vorrei soffermarmi solo su tre antitesi o sollecitazioni proposte da Gesù.

  • “Fu detto … non ucciderai ma io vi dico chi dice “stupido al fratello “sarà sottoposto a giudizio”. Certo l’omicidio rimane un delitto ed era da sempre condannato anche nell’antichità, ma Gesù introduce un orizzonte completamente nuovo. Ci sono infiniti modi di uccidere una persona o lederne la dignità. Quando in una famiglia si usano parole offensive verso la moglie o il marito o verso i figli, queste parole feriscono e possono togliere la voglia di vivere. Ci sono parole più pesanti delle spade. Quanti giovani colpiti da giudizi aspri e ingenerosi espressi a scuola o in gruppo o apparsi su Facebook sono stati spinti al suicidio oppure a trascinarsi senza autostima e speranza? Certe parole o certi giudizi hanno bloccato o bloccano le persone che vengono così ostacolate nel processo della loro maturazione. Dovremmo vigilare maggiormente sulle parole perché possono incoraggiare o deprimere. E deprimere una persona vuol dire non rendere la sua vita serena e impegnata. Anche nelle nostre comunità cristiane o nei nostri gruppi la “maldicenza” crea fratture, disimpegni, sofferenze. Il Papa mette spesso in risalto il malcostume del “parlare male” degli altri dentro la Chiesa. Lo considera un tarlo che rovina le relazioni, la fraternità e fredda la voglia di collaborare.
  • “Chi guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio”. “Se tu guardi una donna per desiderarla, sei già adultero nel cuore”. Non dice semplicemente: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Perché il desiderio è importante, è un servitore indocile ma importante. Gesù dice: “Se tu guardi per desiderare”: se guardi solo per il tuo desiderio, se guardi il suo corpo per il tuo piacere. Allora tu pecchi contro la persona. Sei un adultero nel senso originario della parola: tu inquini, falsifichi, impoverisci la persona. Perché riduci a oggetto per te, a corpo usa e getta, la persona, che invece è abisso, oceano, cielo, angelo, messaggero, profondità, vertigine. Pecchi non tanto contro la legge, quanto contro la profondità, la dignità, l’umanità della persona. Che cos’è allora la legge? È rivelazione di ciò che fa crescere l’uomo in umanità e di ciò che ne diminuisce umanità e grandezza; vale a dire: è rivelazione di ciò che rende l’uomo felice. E che è dentro di noi.
  • “Chi ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio”. Qui si tocca il tema del divorzio o meglio dei divorziati risposati.  Certo che il divorzio è male, certo che l’amore fedele per sempre è la via per costruire un amore pieno e condiviso. La domanda che la Chiesa di oggi si pone è se il comando di non divorziare sia una legge divina implacabile o sia una meta verso cui andare. Anche Papa Francesco dice che l’indissolubilità non è un giogo, ma un dono. E per dono intende appunto un’offerta di Dio per raggiungere un traguardo. Se essa è una legge o giogo non ci sarebbe possibilità di riconciliazione, se invece è un dono verso cui andare, questo ammette una possibilità di fallire, quindi di perdono. E  Papa Francesco ha detto: “Uno non può essere condannato per sempre”. Il fatto che Matteo ammetta una eccezione (anche se non si sa in che consista precisamente) vuol dire che egli ammetteva una possibilità di riconciliazione e di integrazione di coloro che non hanno potuto e saputo vivere pienamente la fedeltà.

Due piccoli impegni:

– La nuova giustizia è cambiare il cuore.

– Gesù rivela ciò che fa crescere l’uomo.