Commento al Vangelo di don Battista Borsato

Commento al Vangelo di don Battista Borsato

V domenica del T. O.

La Chiesa è per il mondo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che a essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra il monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

(Mt 5,13-16)

Siamo nel pieno del discorso della “montagna” dove Gesù, come il nuovo Mosè, dà la nuova legge ai suoi discepoli e a quelli che lo vorranno essere. Questa legge a differenza di quella di Mosè non è fondata su obblighi o divieti, ma sul modo nuovo di pensare e di vivere la vita: una vita abitata da Gesù. È lui che vive in noi. Ricordo che già molti anni fa leggendo il libro “Sequela” di Bonhoeffer (questo libro viene continuamente ristampato perché contiene messaggi sempre attuali), scoprivo che Gesù non dice ai suoi discepoli “voi siate luce del mondo e sale della terra” ma “voi siete luce e sale”. Il discepolo è unito a Gesù, è un tutt’uno con lui e con lui è “luce e sale”. Non c’è l’imperativo “siate”, ma l’indicativo “siete”. Come Gesù il discepolo diventa luce e sale.

Vorrei cogliere da queste immagini alcune suggestioni per la nostra vita e quella della Chiesa.

  • “Voi siete sale e luce del mondo”. Uno è discepolo non per se stesso, non per pensare a sé, alla sua salvezza, ma è discepolo per il mondo, per la terra. Gesù non chiama le persone per salvarle, ma perché esse salvino. Il centro della chiamata non è l’io, ma il mondo.

La Chiesa stessa è per il mondo. Questa è una innovativa e illuminante affermazione presente nel Concilio Vaticano II. Prima di questo Concilio la Chiesa si considerava il centro del mondo. Tutto doveva girare attorno ad essa: la cultura, la politica, l’economia, l’arte. Tutte queste realtà erano a servizio della Chiesa. Essa voleva “ecclesializzare” il mondo, cioè cercava di rendere il mondo chiesa.

Nel corso della storia assistiamo al progressivo distacco tra Chiesa e società. Prima a rendersi indipendente è l’arte, poi la politica, poi l’economia, poi ancora la filosofia, la scienza. Queste discipline si laicizzano e reclamano una propria autonomia. La Chiesa ha vissuto questo processo come il tramonto della fede anzichè vederlo come una sua ricentrazione.

La Chiesa, i cristiani sono invitati, stando alle immagini del Vangelo di oggi, a non fare una politica cristiana, o una cultura cristiana e neppure un’assistenza sociale cristiana, non è chiamata a fare un mondo a sé, il mondo cattolico, in alternativa a quello degli uomini. Deve inserirsi nel mondo di tutti, l’unico mondo che Dio ha creato e che desidera sia portato a pienezza.

Le comunità cristiane non potranno che apprezzare il crescere di strutture laiche e civili di tipo assistenziale, scolastico, aggregativo. I cristiani si inseriranno per dare luce, per essere sale, cioè per fare in modo che queste strutture civile perseguano e raggiungano lo scopo per cui sono chiamate.

Il centro del Vangelo non è la Chiesa, ma il mondo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv 3,16).

Certo Gesù ama pure la Chiesa, purché sia come Gesù, innamorata del mondo e si impegni a liberarlo e a migliorarlo.

Quando uno viene battezzato, come più volte si è detto, non dovrebbe farlo per salvarsi l’anima, ma per potersi dedicare al mondo e costruirlo nella linea del progetto creativo di Dio.

  • “Voi siete il sale della terra”. Intanto il sale ha come sua vocazione l’entrare dentro, dentro i cibi. Non ha senso un “sale” che rimane chiuso in se stesso. E questo sale deve entrare e sciogliersi nei cibi per esaltarli. Così i cristiani sono chiamai ad entrare nei vari ambiti della vita, esistenziale, sociale, politica e sciogliersi perché queste realtà diventino se stesse. Non ci si deve impegnare perché diventino ecclesiastiche e neppure cristiane, ma appunto diventare se stesse, con la loro autonomia e laicità.

In questa immagine del sale è adombrato pure il valore della varietà e della differenza. Come ogni alimento viene esaltato dalla presenza del sale, ma ogni alimento è diverso dall’altro, così la fede deve entrare dentro le varie realtà non per assorbirle e neppure per livellarle, ma per accenderne il loro diverso sapore e quindi apprezzarne la varietà.

  • “Voi siete sale e luce”. È  ancora una immagine che ci schiude il senso autentico della fede cristiana. Il sale è simbolo della sapienza, la luce della vita. Quando c’è il sale, i sapori si ravvivano, quando c’è la luce, tutto si rianima e fiorisce a nuova vita.

La fede, invece, è stata spesso presentata come una realtà faticosa. Il credente era, e talvolta è ancora, colui che rinuncia alla vita, alla gioia, all’amore. Lo stesso amore tra uomo e donna è stato percepito, e magari da qualcuno è percepito anche oggi, come negativo, se non addirittura peccaminoso. Tuttora si leggono interventi, per fortuna rari, che giustificano il celibato dei preti così: un sacerdote non potrebbe toccare l’eucarestia al mattino, dopo aver accarezzato il corpo della propria sposa! Ma l’amore tra due sposi è o non è un valore? In realtà il matrimonio, per secoli, è stato considerato non una vocazione ma un ripiego, per chi non sapeva scegliere la verginità o il celibato. A causa di tale impostazione molti hanno lasciato la fede, ritenendola alienante e inadatta ad apprezzare, per non dire potenziare, le aspirazioni dell’uomo. Al contrario, il Vangelo afferma che la fede è sale e luce: essa dà gusto al vivere e, se correttamente intesa, è la chiave adatta a valorizzare tutte le istanze umane. La fede non è contro l’uomo, ma per l’uomo, per la sua crescita, promozione e liberazione.

Questo messaggio va altamente riscoperto se vogliamo essere fedeli al Vangelo!

Due piccoli impegni:

– Il cristiano non è chiamato a fare un mondo a sé, ma ad inserirsi nel mondo di tutti.

– La fede è una proposta per dare “gusto” alla vita.